LIBANO. L’elezione di Aoun e le alleanze mediorientali


  

di Francesca La Bella - Nena News

Roma, 18 novembre 2016, Nena News - Dopo 29 mesi di discussione e impasse governativa, il 31 ottobre il Libano ha eletto un nuovo presidente, il cristiano maronita Michel Aoun. A seguito della nomina, anche la carica di primo ministro è stata assegnata e, così, a partire dal 3 novembre Saad Hariri ha iniziato le procedure per dare vita ad un nuovo governo che dovrebbe entrare in carica entro il 22 novembre, data significativa in quanto anniversario dell’indipendenza del Paese. Il percorso verso la stabilizzazione è, però, segnato da numerosi ostacoli dati sia da problematiche interne sia dai riflessi internazionali della nomina di Aoun.

In un Medio Oriente segnato da un’ampia divisione tra due grandi schieramenti legati alle opposte sfere di influenza di Iran e Arabia Saudita, l’elezione di Aoun, infatti, ha immediatamente fatto temere alle forze vicine a Riyadh una ricollocazione del Libano sull’asse sciita. 81 anni, ex membro dell’esercito nazionale libanese e a lungo esule in Francia, Aoun ha una storia politica indicativa delle numerose contraddizioni interne al Paese. Dopo essere stato per molti anni uno strenuo avversario delle componenti interne vicine al governo siriano, dopo il ritorno in patria, l’ex generale ha assunto una posizione più moderata, cercando di aprirsi alla mediazione con le forze sciite di Hezbollah.

In questo senso, l’elezione a presidente sembra aver avuto l’appoggio di tutte le forze del Paese. La nomina di Hariri come primo ministro e i colloqui diretti con il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah sembrano andare esattamente nella direzione di un processo, ancora in fieri, di riconciliazione nazionale.

Se dal punto di vista interno, questo cambiamento potrebbe dare nuovo imput alle riforme e, con esse, veicolare la ripresa dell’economia, a livello internazionale, il nuovo atteggiamento del governo, ha portato ad un immediato calo della capacità di intervento nell’area dell’Arabia Saudita. Parallelamente si è resa evidente l’apertura del neo-presidente a Teheran: pochi giorni dopo l’elezione, Aoun ha, infatti, ricevuto la visita del ministro degli Esteri iraniani Mohammad Javad Zarif e tutte le maggiori cariche iraniane, il presidente Hassan Rohani e il portavoce della guida suprema Ali Khamenei presso le Guardie Rivoluzionarie, Ali Saeedi, in primis, hanno espresso le proprie congratulazioni ad Aoun.

Guardando dall’Europa, il piano internazionale, considerando la parallela guerra siriana e la condizione di disequilibrio dell’intero Medio Oriente, risulta centrale, ma osservando più attentamente le dinamiche locali, risulta evidente che il potenziale di questa nomina sviluppa i suoi reali effetti nel contesto interno. Secondo molti analisti dell’area, infatti, la ricollocazione geopolitica del Libano è frutto di un lungo processo dato in primo luogo dall’allontanamento di Hariri dall’influenza saudita e il taglio dei flussi di finanziamenti provenienti da Ryad verso Beirut.

La scelta di Hariri di sostenere la candidatura di Aoun potrebbe, dunque, essere frutto della necessità di fare fronte sia ad un crescente isolamento internazionale sia alle numerose problematiche sociali ed economiche interne. Il Paese, negli ultimi anni, è, infatti, stato afflitto da numerose problematiche tra cui spiccano il deterioramento della situazione economica, l’aumento della disoccupazione e la dilagante corruzione. In questo senso si leggano le parole di Aoun che, nel proprio discorso inaugurale, ha sottolineato come le sfide socio-economiche del paese possano essere affrontate solo attraverso l’implementazione degli accordi di Taif del 1989, un partenariato nazionale che coinvolga tutte gli attori nazionali ed una pianificazione economica di ampio respiro. Da questo punto di vista, la necessità di un governo centrale solido risulta centrale e la formazione dello stesso entro fine novembre sarà il reale banco di prova di questo processo. Nena News